giovedì 18 dicembre 2014

maiale nero … Cittadini in bianco

Non vorremmo passare per coloro che, per principio, contrastano ogni nuova iniziativa intrapresa a Rocca di Papa, ma siamo  stufi di vedere che la maggior parte delle iniziative viene portata avanti con le solite modalità e dai soliti protagonisti.
Le ultime vicende amministrative e giudiziarie di mafia-capitale dovrebbero spingerci a considerare la necessità di porre alla base di ogni azione, che investe il “bene comune”, la legalità e la trasparenza. 
Purtroppo a Rocca di Papa non sembra sia così.

Proprio in questi giorni siamo tempestati dalla notizia della volontà di “ricreare” e favorire la diffusione di una razza suina definita “maiale nero dei Castelli” o “nero castellano”.  Volendo sorvolare sull’esistenza nei tempi passati di una razza specifica di cui, da una rapida ricerca sul web, non si ha traccia, vogliamo arrivare a quanto proposto dall’Amministrazione. In pratica si tratta di affidare al una associazione privata circa 15 ettari di terreno boschivo comunale al fine di permettere la” ricreazione” e l’allevamento di questa nuova razza suina (endogena). Fin qui potrebbe sembrare un’iniziativa meritevole di attenzione ma guardando bene scopriamo che:
1.       L’associazione a cui dovrebbero essere affidati gli ettari di bosco pubblico è l’associazione naturalistica “Valle Perdua” che ha la propria sede  adiacente al terreno comunale e che era stata già  segnalata per le strutture abusivamente realizzate e per l’attività di ristorazione praticata;
2.       Gli ettari di bosco , a fronte di una operazione commerciale privata, verrebbero assegnati  in comodato d’uso   gratuito, ovvero senza alcun  beneficio per la  comunità;
3.       Il  bosco ceduo (castagno) non è compatibile con l’allevamento dei suini, considerato che tale  allevamento è  uno dei fattori più inquinanti  in una località priva di  fognature e corsi d’acqua naturali.
4.       La creazione di un allevamento comporterebbe necessariamente la realizzazione di strutture fisse per il ricovero e il trattamento degli animali che sono incompatibili con l’ inedificabilità assoluta dei boschi interessati.

Dovremmo avere il coraggio di dire basta a questi metodi dei “soliti amici”.
Dovremmo avere il coraggio di riprendere la strada della legalità.
Dovremmo avere il coraggio e la volontà di chiedere se questa associazione: ha tutte le carte in regola, ha ottenuto tutti i permessi necessari per la realizzazione delle strutture presenti sui suoi terreni e rispetta tutte le norme igienico-sanitarie.
 Dovremmo avere il coraggio e la forza di chiedere perché un’attività imprenditoriale privata  debba essere realizzata su un terreno pubblico  senza che la comunità ne tragga nessun beneficio economico.
 Dovremmo chiederci perché per alcuni “la cosa pubblica” è gratuita mentre per la maggioranza dei cittadini ci sono solo tasse.

Dovremmo chiederci perché continuano a pensare che noi siamo solo dei sudditi accondiscendenti e stupidi.  

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