Non vorremmo passare per coloro che, per principio, contrastano
ogni nuova iniziativa intrapresa a Rocca di Papa, ma siamo stufi di vedere che la maggior parte delle
iniziative viene portata avanti con le solite modalità e dai soliti
protagonisti.
Le ultime vicende amministrative e giudiziarie di mafia-capitale
dovrebbero spingerci a considerare la necessità di porre alla base di ogni
azione, che investe il “bene comune”, la legalità e la trasparenza.
Purtroppo a
Rocca di Papa non sembra sia così.
Proprio in questi giorni siamo tempestati dalla notizia
della volontà di “ricreare” e favorire la diffusione di una razza suina
definita “maiale nero dei Castelli” o “nero castellano”. Volendo sorvolare sull’esistenza nei tempi
passati di una razza specifica di cui, da una rapida ricerca sul web, non si ha
traccia, vogliamo arrivare a quanto proposto dall’Amministrazione. In pratica
si tratta di affidare al una associazione privata circa 15 ettari di terreno
boschivo comunale al fine di permettere la” ricreazione” e l’allevamento di
questa nuova razza suina (endogena). Fin qui potrebbe sembrare un’iniziativa
meritevole di attenzione ma guardando bene scopriamo che:
1.
L’associazione a cui dovrebbero essere affidati
gli ettari di bosco pubblico è l’associazione naturalistica “Valle Perdua” che
ha la propria sede adiacente al terreno
comunale e che era stata già segnalata
per le strutture abusivamente realizzate e per l’attività di ristorazione
praticata;
2.
Gli ettari
di bosco , a fronte di una operazione commerciale privata, verrebbero assegnati in
comodato d’uso gratuito, ovvero senza
alcun beneficio per la comunità;
3.
Il bosco
ceduo (castagno) non è compatibile con l’allevamento dei suini, considerato che
tale allevamento è uno dei fattori più inquinanti in una località priva di fognature e corsi d’acqua naturali.
4.
La creazione di un allevamento comporterebbe
necessariamente la realizzazione di strutture fisse per il ricovero e il
trattamento degli animali che sono incompatibili con l’ inedificabilità
assoluta dei boschi interessati.
Dovremmo avere il coraggio di dire basta a questi metodi dei
“soliti amici”.
Dovremmo avere il coraggio di riprendere la strada della legalità.
Dovremmo avere il coraggio e la volontà di chiedere se
questa associazione: ha tutte le carte in regola, ha ottenuto tutti i permessi
necessari per la realizzazione delle strutture presenti sui suoi terreni e
rispetta tutte le norme igienico-sanitarie.
Dovremmo avere il
coraggio e la forza di chiedere perché un’attività imprenditoriale privata debba essere realizzata su un terreno pubblico
senza che la comunità ne tragga nessun
beneficio economico.
Dovremmo chiederci perché per alcuni “la cosa pubblica” è gratuita
mentre per la maggioranza dei cittadini ci sono solo tasse.
Dovremmo chiederci perché continuano a pensare che noi siamo
solo dei sudditi accondiscendenti e stupidi.
Nessun commento:
Posta un commento